Attacco informatico generato da intelligenza artificiale che simboleggia l’evoluzione delle minacce digitali e l’importanza della sicurezza informatica per le PMI.

Attacchi AI: come stanno evolvendo e cosa fare

Negli ultimi due anni gli attacchi informatici hanno fatto un salto di qualità grazie all’intelligenza artificiale (IA). Non parliamo di scenari da film: parliamo di email e telefonate che “suonano” autentiche, di messaggi perfettamente scritti in italiano, di voci sintetiche che imitano colleghi o fornitori. Per una piccola o media impresa, questo significa che la superficie d’attacco aumenta e che la velocità con cui i criminali operano cresce.

Che cos’è un attacco “basato su IA”?
È un attacco in cui il criminale usa strumenti di IA per automatizzare, perfezionare o rendere più credibile un’azione malevola. Esempi: testi di phishing generati in massa e su misura, deepfake audio/video per truffe di pagamento, malware che si adatta all’ambiente per sfuggire ai controlli.

Come si è evoluto il fenomeno (in 3 fasi):

  1. Automazione – L’IA ha permesso di produrre rapidamente grandi volumi di messaggi “credibili”, riducendo errori di grammatica e aumentando i click.
  2. Personalizzazione – Con dati presi dal web, i messaggi diventano contestuali: citano il nome del titolare, il gestionale usato, persino festività locali.
  3. Inganno multimodale – Non più solo email: arrivano note vocali, telefonate simulate, video brevi e chat che combinano testo, voce e immagini per spingere a pagare o condividere credenziali.

Quali rischi specifici per le PMI?

  • Phishing e BEC “iperefficaci”: la mail del “commercialista” o del “fornitore storico” è scritta benissimo, senza refusi, con riferimenti reali.
  • Deepfake vocali: una telefonata urgente del “titolare” che chiede un bonifico fuori procedura.
  • Fatture e preventivi fasulli: documenti generati automaticamente e coerenti con lo stile aziendale.
  • Furto di credenziali: pagine di login perfette, generate e aggiornate dall’IA per imitare i portali più usati.

Per capire il quadro europeo delle minacce, un riferimento utile è l’ENISA Threat Landscape, che evidenzia come phishing, sfruttamento delle vulnerabilità e social engineering restino vettori principali mentre le capacità di automazione e personalizzazione crescono grazie all’IA.

Cosa può fare subito una PMI :

  1. Autenticazione forte e “anti-phishing”: attivare passkey/FIDO2 dove possibile; altrimenti 2FA obbligatoria con app o token, mai solo SMS.
  2. Procedure di conferma pagamenti: nessun bonifico fuori procedura; doppia verifica con canale indipendente (es. chiamata a numero noto, non a quello ricevuto nella mail).
  3. Formazione breve e ricorrente: simulazioni realistiche, pillole mensili di 10 minuti
  4. Segmentazione e principio del minimo privilegio: credenziali separate per contabilità, produzione, commerciale; limitare l’accesso ai dati sensibili.
  5. Aggiornamenti e patch veloci: l’IA accelera lo sfruttamento delle vulnerabilità appena note. Automatizzare gli update critici.
  6. Monitoraggio e logging centralizzato: allarmi su anomalie (es. accessi fuori orario/Paese), conservazione dei log per indagini rapide.
  7. Piano di risposta agli incidenti: chi chiama chi, entro quanti minuti, quali sistemi isolare.
  8. Valutazioni periodiche: test di phishing, controllo dell’esposizione online (quante informazioni su persone e processi sono pubbliche), revisione dei privilegi.

CYBERTO affianca le PMI italiane con assessment rapidi, formazione mirata e implementazione di difese resistenti al phishing. Vuoi capire il tuo livello di esposizione e da dove partire? Contattaci qui

 

Articolo che spiega cosa comporta la normativa NIS2 per le PMI fornitrici, quali richieste possono arrivare dai clienti e come organizzarsi per essere conformi.

NIS2: cosa cambia per i fornitori delle PMI

Cos’è la NIS2?

La Direttiva NIS2 (Direttiva UE 2022/2555) stabilisce regole comuni per alzare il livello di sicurezza informatica nell’UE e amplia i settori rispetto alla NIS1. In Italia è operativa dal 16 ottobre 2024 e l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) è l’autorità competente e punto di contatto unico: le organizzazioni in ambito (sanità, energia, trasporti, digitale, PA e altre) devono gestire i rischi cyber e saper notificare incidenti secondo tempistiche definite.

Per approfondire il quadro normativo, consigliamo la pagina ufficiale di ACN sulla NIS/NIS2

Perché impatta sui fornitori?

La NIS2 richiede che le imprese obbligate valutino la sicurezza lungo tutta la catena di fornitura e nei rapporti con terze parti. In concreto, i clienti soggetti a NIS2 selezioneranno partner in grado di dimostrare processi, tecnologie e competenze adeguate, con evidenze verificabili. Per i fornitori questo significa questionari di due diligence, clausole contrattuali sulla sicurezza, possibili audit e piani di miglioramento condivisi.

Cosa potrebbero chiedervi i clienti NIS2

  • Policy e governance: ruoli e responsabilità chiari, procedure approvate dalla direzione.
  • Gestione del rischio: inventario degli asset, valutazioni periodiche, trattamento dei rischi.
  • Controlli tecnici minimi: MFA, patching regolare, cifratura dati, backup testati, segregazione degli accessi/privilegi.
  • Monitoraggio e risposta: conservazione dei log, procedure di incident response con tempi di notifica al cliente, esercitazioni.
  • Continuità operativa: business continuity e disaster recovery con RPO/RTO contrattuali.
  • Conformità e prove: report di vulnerability scanning/pen test, eventuali certificazioni (es. ISO/IEC 27001), evidenze di formazione

Come prepararsi in 6 mosse

  1. Mappate servizi e dati: cosa erogate, dove stanno i dati, quali dipendenze avete (anche i “fornitori dei fornitori”).
  2. Valutate i rischi: minacce, impatti su disponibilità/integrità/riservatezza e priorità di mitigazione.
  3. Rafforzate i controlli di base: MFA su account critici, gestione patch, segmentazione, backup con test di ripristino, cifratura in transito e a riposo.
  4. Formalizzate le regole: policy, procedure operative e registro delle evidenze per dimostrare “chi fa cosa” e quando.
  5. Aggiornate i contratti: SLA di sicurezza, obblighi di notifica rapida degli incidenti, requisiti per subfornitori, diritto di audit e checklist di compliance allegata.
  6. Allenate il team: formazione mirata (phishing, credenziali, uso sicuro strumenti) e simulazioni di incident response.

Perché affidarsi a CYBERTO

CYBERTO aiuta le PMI a definire priorità, misure e documentazione richieste dai clienti NIS2, con un approccio proporzionato al rischio e comprensibile. Per capire da dove iniziare o prepararvi a una due diligence, contattateci dalla nostra pagina dei contatti.

 

Logo del Regolamento DORA sulla resilienza operativa digitale

Test di resilienza DORA: cosa cambia per le PMI

Test di resilienza DORA: cosa cambia per le PMI

La cybersicurezza è diventata un requisito strategico per ogni impresa, e con l’entrata in vigore del Regolamento DORA (Digital Operational Resilience Act), questo concetto assume una rilevanza ancora maggiore per le piccole e medie imprese italiane che si affidano a fornitori ICT per la gestione dei propri servizi digitali.

DORA, pubblicato a livello europeo, mira a garantire la continuità operativa delle imprese finanziarie e dei loro partner tecnologici anche in caso di eventi avversi, come cyber attacchi o disservizi critici. Ma uno degli elementi più significativi introdotti da questo regolamento è l’obbligo di effettuare test di resilienza operativa.

Cosa sono i test di resilienza operativa?

I test di resilienza servono a valutare la capacità di un’organizzazione di rispondere efficacemente a incidenti informatici e garantire la continuità dei servizi essenziali. Non si tratta di semplici test tecnici: richiedono una visione sistemica che coinvolge l’intera organizzazione, dal management alla funzione IT, fino alla gestione dei fornitori esterni.

Per le piccole e medie imprese, questo significa ripensare il proprio modello operativo, andando oltre l’adeguamento tecnico, e abbracciando una nuova mentalità improntata alla collaborazione tra funzioni aziendali che prima operavano in modo separato.

Impatti sul modello operativo delle imprese

Il primo grande impatto riguarda l’integrazione. La sicurezza non può più essere vista come una responsabilità del solo reparto IT: deve diventare una competenza condivisa tra chi si occupa di compliance, continuità operativa, risk management e, ovviamente, tecnologia.

Questo implica:

  • Coordinamento tra funzioni: la gestione del rischio operativo deve essere concertata tra più dipartimenti.
  • Governance più strutturata: servono processi chiari, ruoli ben definiti e comunicazione costante.
  • Capacità di risposta integrata: non solo detection e recovery, ma anche simulazioni, escalation e gestione delle crisi.

Per una PMI, questa trasformazione può sembrare complessa. Tuttavia, rappresenta anche un’opportunità per rafforzare la propria solidità digitale e dimostrare affidabilità nei confronti di clienti, partner e stakeholder.

Il nuovo ruolo dei fornitori ICT

Il secondo grande impatto del Regolamento DORA riguarda il rapporto con i fornitori. Oggi, la cybersicurezza non può essere esternalizzata completamente: il rischio si condivide.

Le imprese devono essere in grado di:

  • Valutare la resilienza dei propri fornitori ICT, non solo in fase di onboarding ma anche durante il rapporto continuativo.
  • Chiedere evidenze documentate delle capacità di gestione degli incidenti.
  • Inserire clausole contrattuali che definiscano obblighi di comunicazione, piani di continuità e partecipazione attiva ai test di resilienza.

Anche i fornitori ICT, quindi, devono evolvere: non basta più offrire soluzioni tecnologiche, serve un approccio consulenziale, collaborativo e conforme ai requisiti normativi.

Una questione di mentalità

Adeguarsi al Regolamento DORA non è solo una questione tecnica o burocratica. È un cambiamento culturale, che chiede a imprese e fornitori di:

  • Prevenire, non solo reagire: identificare in anticipo le criticità operative e predisporre piani concreti.
  • Collaborare e non operare a silos: la resilienza si costruisce insieme, con processi condivisi e interdipendenti.
  • Misurare e migliorare continuamente: i test di resilienza sono ciclici e devono portare a un miglioramento costante.

In questo contesto, le PMI non devono sentirsi sole. Esistono strumenti, servizi di consulenza e partner specializzati – come CYBERTO – in grado di accompagnarle in questo percorso di adeguamento e crescita.

Conclusione: un’opportunità per rafforzarsi

Il Regolamento DORA e i test di resilienza non sono solo un obbligo normativo, ma un’opportunità concreta per migliorare l’affidabilità e la solidità operativa delle imprese. Per le PMI italiane, spesso agili e reattive, questo può rappresentare un vantaggio competitivo, se affrontato con la giusta consapevolezza e con partner tecnologici allineati ai nuovi standard.

Per approfondire i contenuti del Regolamento DORA, è possibile consultare direttamente il testo ufficiale disponibile sul sito dell’Unione Europea:
Digital Operational Resilience Act – EUR-Lex

Implementare queste best practice non solo protegge la tua impresa, ma la rende anche più competitiva e affidabile sul mercato. CYBERTO supporta le piccole e medie imprese italiane nella definizione e attuazione di strategie efficaci di cybersicurezza, assicurando protezione continua e adattabilità alle sfide tecnologiche del presente e del futuro.


Contattaci per ricevere maggiori informazioni e una consulenza personalizzata per la tua azienda.

Schema del ciclo PDCA (Plan-Do-Check-Act) applicato alla prevenzione degli incidenti cyber nelle PMI.

Gestire i Cyber Incidenti: la Guida per le PMI

La cybersicurezza rappresenta oggi una priorità per tutte le piccole e medie imprese (PMI), indipendentemente dal settore di appartenenza. Un incidente informatico può infatti compromettere seriamente le attività aziendali, causando perdite economiche, danni alla reputazione e interruzioni operative difficili da recuperare. È per questo fondamentale adottare strategie preventive e reattive, strutturate e semplici da implementare.

Una metodologia particolarmente efficace per affrontare questi aspetti è il modello PDCA (Plan-Do-Check-Act), un ciclo di miglioramento continuo che consente alle aziende di gestire efficacemente le minacce cyber con un approccio sistematico e organizzato.

Plan: la fase di pianificazione

La fase di pianificazione (Plan) rappresenta il punto di partenza per costruire una solida difesa informatica. In questa fase, è necessario identificare i rischi specifici dell’impresa e definire obiettivi chiari.

Le PMI devono concentrarsi su:

  • Mappare le risorse e gli asset digitali critici.
  • Identificare le possibili vulnerabilità.
  • Stabilire responsabilità chiare e definite.
  • Creare un piano formale per gestire gli incidenti informatici.

Do: implementare le soluzioni

Una volta pianificata la strategia, si passa all’azione (Do). In questa fase, le aziende devono applicare concretamente le misure preventive identificate. Ciò include:

  • Formazione continua dei dipendenti sulla cybersicurezza.
  • Installazione e aggiornamento regolare di antivirus e firewall.
  • Implementazione di sistemi di backup e recupero dati affidabili.
  • Adozione di politiche di sicurezza chiare, comprensibili e facilmente applicabili da tutti i collaboratori.

Check: monitorare e valutare l’efficacia

Il monitoraggio continuo (Check) consente di valutare costantemente l’efficacia delle misure adottate. Questa fase comprende attività cruciali come:

  • Verificare periodicamente i sistemi di sicurezza.
  • Eseguire simulazioni e test di vulnerabilità.
  • Analizzare eventuali incidenti o tentativi di attacco avvenuti.
  • Raccogliere feedback da parte dei dipendenti sulla comprensione e applicazione delle regole di sicurezza.

Act: migliorare continuamente la sicurezza

L’ultima fase del ciclo PDCA è l’azione correttiva (Act), che si basa su quanto appreso nelle precedenti fasi. Qui, le PMI devono:

  • Aggiornare e migliorare costantemente il piano di sicurezza.
  • Integrare nuove tecnologie o processi emergenti per contrastare minacce sempre più sofisticate.
  • Adeguare continuamente la formazione e sensibilizzazione del personale.
  • Riprendere il ciclo dalla fase di pianificazione per garantire un miglioramento continuo.

Perché scegliere il modello PDCA

Il modello PDCA, grazie alla sua semplicità e flessibilità, risulta particolarmente adatto alle piccole e medie imprese. Permette infatti una gestione efficiente e proattiva della cybersicurezza, riducendo significativamente il rischio di incidenti e migliorando la resilienza aziendale.

In un mondo sempre più connesso e digitalizzato, la prevenzione e la gestione degli incidenti informatici non possono essere trascurate. Adottare un metodo strutturato come il PDCA aiuta le imprese a difendersi efficacemente dalle minacce informatiche e a garantire la continuità del proprio business.

Per approfondire ulteriormente l’importanza della cybersicurezza, puoi consultare il report annuale sulle minacce cyber dell’ENISA, l’Agenzia europea per la sicurezza informatica.

Implementare queste best practice non solo protegge la tua impresa, ma la rende anche più competitiva e affidabile sul mercato. CYBERTO supporta le piccole e medie imprese italiane nella definizione e attuazione di strategie efficaci di cybersicurezza, assicurando protezione continua e adattabilità alle sfide tecnologiche del presente e del futuro.

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Concetto grafico di cybersecurity per ambienti cloud e on-premise nelle piccole imprese

Cybersecurity per PMI: proteggi cloud e reti aziendali

Cybersecurity per ambienti ibridi: proteggere l’infrastruttura tra cloud e on-premise

Le piccole e medie imprese italiane si affidano sempre più a infrastrutture IT ibride, unendo servizi cloud e sistemi tradizionali on-premise. Sebbene questo approccio offra numerosi vantaggi come flessibilità e scalabilità, introduce anche nuove sfide per la cybersicurezza.

Un ambiente IT ibrido, infatti, espone le imprese a vulnerabilità che possono essere sfruttate da cybercriminali, rendendo cruciale la protezione dei dati e la continuità operativa.

Che cos’è un ambiente IT ibrido?

Un ambiente ibrido è costituito da infrastrutture che integrano servizi cloud (server, applicazioni online, storage remoto) e sistemi locali (server fisici, reti aziendali interne). Questa integrazione consente alle PMI di ottimizzare le risorse IT, migliorando efficienza e costi operativi.

Perché è importante proteggere l’ambiente ibrido?

La cybersicurezza in ambienti ibridi è particolarmente delicata perché un attacco informatico può propagarsi rapidamente da un sistema cloud a quello on-premise, compromettendo l’intera infrastruttura aziendale.

Un singolo incidente può causare perdita di dati, interruzioni operative e danni economici significativi, oltre che reputazionali. Per questo motivo, proteggere l’ambiente IT ibrido dovrebbe essere una priorità assoluta per imprenditori e professionisti.

Misure essenziali di cybersecurity per PMI

1. Controllo degli accessi Gestire attentamente gli accessi ai dati e ai sistemi è essenziale. Limita l’accesso solo al personale autorizzato e utilizza l’autenticazione multi-fattore (MFA) per proteggere gli account.

2. Aggiornamenti regolari I sistemi e le applicazioni devono essere aggiornati costantemente. Gli aggiornamenti contengono correzioni di sicurezza fondamentali per proteggere l’infrastruttura contro vulnerabilità note.

3. Backup e ripristino dei dati Realizza backup regolari e conserva copie sia in cloud che on-premise. Questo assicura il recupero rapido delle informazioni in caso di incidenti come ransomware o guasti hardware.

4. Monitoraggio costante Implementa soluzioni che consentano il monitoraggio continuo delle attività sulle reti e sui servizi cloud. Il monitoraggio aiuta a rilevare tempestivamente anomalie e minacce informatiche.

5. Formazione del personale La formazione periodica dei dipendenti sulla cybersecurity è indispensabile. La maggior parte degli incidenti informatici si verifica infatti per errore umano o inconsapevolezza dei rischi.

Il ruolo della cybersecurity nella strategia aziendale

Per gestire efficacemente un ambiente IT ibrido, la cybersecurity deve diventare parte integrante della strategia aziendale. Questo implica non soltanto l’adozione di tecnologie specifiche, ma anche la definizione di procedure e policy di sicurezza chiare e ben comunicate a tutti i livelli aziendali.

Benefici della cybersecurity per le PMI

Adottare adeguate misure di cybersicurezza offre vantaggi concreti:

  • Protezione dei dati aziendali sensibili
  • Garanzia della continuità operativa
  • Riduzione del rischio di danni finanziari e reputazionali

Secondo il Rapporto Clusit 2025, le piccole e medie imprese sono tra i bersagli preferiti dei cybercriminali, rendendo la sicurezza informatica una questione urgente e prioritaria.

Come CYBERTO può supportare la tua impresa

Noi di CYBERTO siamo specializzati nel supportare le piccole e medie imprese italiane nella gestione della cybersicurezza in ambienti ibridi. Forniamo soluzioni semplici, efficaci e personalizzate che permettono di proteggere la tua infrastruttura IT, garantendo tranquillità e sicurezza al tuo business.

Proteggi oggi la tua azienda con CYBERTO, e affronta serenamente le sfide digitali del futuro.

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Concetto grafico di social engineering, rappresentante una minaccia informatica per le piccole e medie imprese.

Social Engineering: il punto debole delle PMI italiane

Nel panorama attuale della cybersicurezza, una delle minacce più insidiose per le piccole e medie imprese (PMI) è rappresentata dal social engineering. Si tratta di una tecnica di manipolazione psicologica usata dai cybercriminali per indurre i dipendenti a rivelare informazioni riservate o a compiere azioni pericolose per la sicurezza aziendale.

Perché proprio le PMI italiane sono particolarmente vulnerabili al social engineering? Spesso, le PMI investono meno in formazione sulla cybersicurezza rispetto alle grandi aziende, rendendo il fattore umano un anello debole facilmente sfruttabile. Vediamo come questa minaccia può manifestarsi e cosa puoi fare per prevenirla.

Cos’è il Social Engineering?

Il social engineering consiste nell’ingannare una persona, sfruttando tecniche psicologiche, per ottenere informazioni sensibili o per convincerla a compiere azioni dannose. A differenza di altri attacchi informatici, come quelli basati su software dannosi (malware), il social engineering punta direttamente sul comportamento umano, facendo leva su fiducia, urgenza, paura o curiosità.

Tra le forme più comuni troviamo:

  • Phishing: email che sembrano provenire da mittenti affidabili, come banche o fornitori, per convincere il destinatario a cliccare su link dannosi.
  • Vishing: telefonate ingannevoli finalizzate a rubare informazioni sensibili.
  • Pretexting: creazione di scenari falsi per ottenere informazioni riservate direttamente dai dipendenti.

Perché il Social Engineering è una minaccia per le PMI?

Le PMI italiane, spesso prive di una struttura dedicata esclusivamente alla cybersicurezza, rappresentano un bersaglio ideale. Gli attacchi di social engineering possono causare danni rilevanti, tra cui perdita di dati riservati, danni economici diretti e un serio deterioramento della reputazione aziendale.

Secondo recenti rapporti pubblicati da enti autorevoli come Clusit, l’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica, il fattore umano è la causa principale nel 90% degli incidenti di sicurezza informatica.

Come proteggere la tua azienda dal Social Engineering?

Fortunatamente, ci sono diverse azioni concrete che puoi mettere in pratica per mitigare questo rischio:

1. Formazione dei dipendenti

Il primo passo è sensibilizzare e formare regolarmente i tuoi dipendenti sul riconoscimento delle tecniche di social engineering. Informare sul comportamento corretto di fronte a email sospette o telefonate inattese è fondamentale per ridurre drasticamente il rischio.

2. Procedure chiare e condivise

Definisci e diffondi chiaramente procedure aziendali specifiche per la gestione delle informazioni sensibili e delle richieste insolite. Una procedura ben definita aiuta i dipendenti a reagire correttamente anche in situazioni di stress.

3. Tecnologie di supporto

Utilizza tecnologie avanzate di filtraggio delle email, firewall e strumenti che rilevano anomalie comportamentali. Sebbene il fattore umano sia centrale, il supporto tecnologico rimane essenziale per ridurre il rischio.

4. Simulazioni periodiche

Organizza simulazioni periodiche di attacchi phishing o altri scenari di social engineering. Questo permette di valutare il livello di consapevolezza dei dipendenti e identificare eventuali lacune formative.

Conclusione

Il social engineering sfrutta la vulnerabilità umana, un punto debole che tutte le PMI devono conoscere e affrontare con determinazione. Investire in formazione e in strategie preventive consente di ridurre significativamente il rischio e proteggere efficacemente l’azienda.

In CYBERTO, aiutiamo le piccole e medie imprese italiane a identificare e mitigare le minacce del social engineering, rafforzando la loro postura di cybersicurezza e rendendo i loro ambienti di lavoro più sicuri e consapevoli.

Contattaci per ricevee maggiori informazioni e una consulenza personalizzata per la tua azienda.

Schermo con grafici e alert relativi alla sicurezza informatica gestita da un sistema SIEM

SIEM: indispensabile per la cybersicurezza delle PMI

La cybersicurezza è diventata una priorità assoluta per le piccole e medie imprese italiane. Nonostante molte PMI credano di non essere bersaglio di attacchi informatici, la realtà dimostra il contrario: nessuna azienda è troppo piccola per essere attaccata. Proprio per questo, dotarsi di soluzioni come un SIEM (Security Information and Event Management) non è più opzionale, ma indispensabile.

Cos’è un SIEM e perché è importante?

Un SIEM è un sistema di gestione delle informazioni e degli eventi di sicurezza. Esso raccoglie, analizza e gestisce i dati provenienti dai log generati da dispositivi e applicazioni aziendali. Tramite il Log Management, il SIEM permette di monitorare in tempo reale ciò che accade nella rete aziendale, evidenziando immediatamente attività sospette o anomalie.

Il valore aggiunto del SIEM risiede nella capacità di identificare tempestivamente le minacce (Threat Detection) e di rispondere rapidamente, limitando così eventuali danni.

Log Management: visibilità e controllo

Il Log Management consente di raccogliere e conservare i log provenienti da sistemi operativi, firewall, server e applicazioni aziendali. Questi dati, apparentemente banali, sono preziosissimi perché forniscono un quadro completo di ciò che accade nella rete.

Grazie al Log Management, le PMI possono monitorare e tracciare attività sospette, garantendo maggiore visibilità e controllo sulla propria infrastruttura informatica.

Threat Detection: anticipare per proteggere

La capacità di rilevare tempestivamente le minacce informatiche è essenziale per mitigare i rischi. Le PMI che implementano un SIEM possono individuare rapidamente comportamenti anomali come tentativi di accesso non autorizzati, movimenti laterali all’interno della rete o traffico insolito.

Un SIEM non solo identifica la minaccia, ma aiuta anche a stabilire le priorità e a prendere decisioni immediate, proteggendo così l’integrità dei dati aziendali.

Benefici di un SIEM per le PMI

I vantaggi per le piccole e medie imprese nell’adottare un SIEM sono numerosi:

  • Reattività immediata: consente di rispondere rapidamente agli incidenti di sicurezza.
  • Compliance normativa: semplifica il rispetto degli obblighi legali legati alla sicurezza informatica e alla protezione dei dati.
  • Prevenzione degli incidenti: aiuta ad anticipare e bloccare potenziali minacce prima che causino danni rilevanti.

Inoltre, l’investimento in una soluzione SIEM spesso risulta inferiore rispetto ai danni potenziali di un attacco informatico, sia in termini economici che di reputazione.

La sicurezza informatica è un investimento, non un costo

Molti imprenditori vedono la cybersicurezza come un costo superfluo. Tuttavia, investire in strumenti efficaci come un SIEM significa proteggere non solo i dati, ma anche la continuità del business e la reputazione aziendale.

Secondo il report annuale del CLUSIT (Associazione Italiana per la Sicurezze Informatica), gli attacchi informatici sono in costante aumento e diventano sempre più sofisticati. Un SIEM è lo strumento ideale per contrastare questa tendenza, garantendo una sicurezza informatica efficace e continua. Consulta qui il report CLUSIT.

Come implementare un SIEM nelle PMI

Implementare un sistema SIEM nelle piccole e medie imprese non è complicato come potrebbe sembrare. CYBERTO offre soluzioni personalizzate, facili da utilizzare e adattabili a ogni realtà aziendale, garantendo un supporto costante nella gestione della sicurezza informatica.

Investire nella cybersicurezza è oggi più che mai fondamentale. Scegliere di implementare un SIEM significa decidere di proteggere il futuro della propria azienda.

La sicurezza informatica non è più un optional, ma un imperativo strategico per ogni PMI.

Contattaci per ricevere una consulenza gratuita e personalizzata.

Schema di sicurezza IT per ambienti ibridi con cloud e server locali collegati e protetti

Proteggere l’ibrido: sicurezza tra cloud e on-premise

Cybersecurity per ambienti ibridi: proteggere l’infrastruttura tra cloud e on-premise

Nel mondo digitale di oggi, la maggior parte delle piccole e medie imprese (PMI) italiane sta adottando soluzioni ibride che combinano infrastrutture locali (on-premise) e servizi cloud. Questa evoluzione porta enormi vantaggi in termini di flessibilità, scalabilità e costi. Tuttavia, apre anche la porta a nuove sfide in materia di cybersicurezza.

In un contesto ibrido, la protezione dei dati e dei sistemi richiede un approccio coordinato che tenga conto delle diverse superfici d’attacco. In questo articolo, vedremo perché è fondamentale investire nella cybersicurezza per ambienti ibridi e come le PMI possono farlo in modo efficace, anche senza competenze tecniche avanzate.


Cosa si intende per ambiente ibrido?

Un ambiente IT ibrido è una combinazione di risorse e servizi gestiti localmente (ad esempio, server fisici presenti in azienda) e soluzioni cloud fornite da terze parti (come Microsoft Azure, Google Cloud o AWS). Questo modello consente alle imprese di beneficiare della potenza del cloud per alcune attività (backup, posta elettronica, gestione documentale) pur mantenendo il controllo su sistemi critici in locale.

Ma con la diffusione di queste architetture miste, cresce anche la complessità della protezione informatica.


I rischi principali in ambienti ibridi

Le PMI spesso sottovalutano i rischi associati agli ambienti ibridi, pensando che “il cloud sia già sicuro” o che “il proprio server aziendale è protetto dal firewall”. In realtà, i principali pericoli includono:

  • Superfici d’attacco multiple: più punti di accesso significano più possibilità per i criminali informatici di entrare nei sistemi.
  • Configurazioni errate: soprattutto nel cloud, configurazioni non corrette possono esporre dati sensibili a internet.
  • Mancanza di visibilità: può essere difficile monitorare in tempo reale cosa accade tra cloud e infrastruttura locale.
  • Autenticazione debole: l’utilizzo di credenziali semplici o condivise è ancora troppo comune.

Per affrontare queste minacce serve un piano di cybersicurezza pensato su misura per ambienti ibridi.


Le basi della cybersicurezza ibrida per le PMI

Anche senza essere esperti tecnici, gli imprenditori e i professionisti possono mettere in atto alcune strategie efficaci:

1. Autenticazione forte e controllo degli accessi

Implementare sistemi di autenticazione a più fattori (MFA) è uno dei primi passi da compiere. Consente di proteggere gli account anche in caso di furto delle credenziali.

2. Segmentazione della rete

Dividere l’infrastruttura in “zone” permette di contenere eventuali attacchi e impedire che si diffondano su tutta la rete.

3. Backup regolari e sicuri

I dati devono essere salvati sia in locale sia nel cloud, seguendo la regola 3-2-1 (tre copie, su due supporti diversi, una off-site).

4. Aggiornamenti e patch

Tenere aggiornati software e sistemi operativi, sia in sede sia nel cloud, è essenziale per chiudere le vulnerabilità conosciute.

5. Monitoraggio continuo e avvisi automatici

Utilizzare strumenti che segnalano attività anomale può aiutare a individuare rapidamente un attacco.


Il ruolo della formazione e della consapevolezza

Un’infrastruttura sicura non può prescindere dalle persone. Anche la migliore tecnologia è inutile se i dipendenti cliccano su link sospetti o utilizzano password deboli. Per questo motivo è importante:

  • Formare il personale sui rischi informatici.
  • Stabilire regole chiare per l’uso degli strumenti digitali.
  • Promuovere una cultura della cybersicurezza in azienda.

Affidarsi a partner specializzati

Per molte PMI, gestire internamente la cybersicurezza di un ambiente ibrido è complesso e dispendioso. In questi casi, rivolgersi a partner esperti come CYBERTO consente di ottenere soluzioni su misura, audit di sicurezza, implementazione di strumenti avanzati e supporto continuo.

Con il supporto giusto, anche le aziende più piccole possono adottare misure di protezione all’altezza delle sfide moderne.


Una questione strategica, non solo tecnica

Investire nella cybersicurezza non è solo una scelta tecnica, ma una decisione strategica per il futuro dell’impresa. Una violazione può causare danni economici, reputazionali e legali molto gravi.

Secondo un’indagine di Clusit, gli attacchi informatici in Italia sono in costante aumento, e le PMI sono bersagli sempre più frequenti. Prevenire oggi significa evitare problemi domani.


Conclusione

L’integrazione tra cloud e on-premise offre grandi opportunità alle PMI italiane, ma richiede attenzione sul fronte della sicurezza.

CYBERTO è al fianco delle imprese per guidarle in questo percorso, con soluzioni concrete, personalizzate e comprensibili anche per chi non ha competenze IT.

Non aspettare che sia troppo tardi: rendi sicura la tua infrastruttura ibrida, oggi.

Contattaci per avere maggiori informazioni e per una consulenza personalizzata.

 

Grafica sulla notifica di incidenti informatici al CSIRT Italia per la sicurezza delle PMI

Obbligo di notifica incidenti cyber: cosa devono fare le PMI

Obbligo di notifica incidenti cyber: cosa devono fare le PMI

Negli ultimi anni la cybersicurezza è diventata una priorità per governi, aziende e cittadini. Anche in Italia, le nuove normative hanno definito ruoli, obblighi e responsabilità precisi per contrastare gli incidenti informatici. Se pensi che questo riguardi solo le grandi aziende o la Pubblica Amministrazione, sappi che le nuove regole coinvolgono direttamente anche le piccole e medie imprese (PMI).

In questo articolo, scritto da CYBERTO S.R.L., specializzata in cybersicurezza per le PMI italiane, ti spieghiamo in modo semplice cosa significa notificare un incidente informatico, quando farlo e perché è utile (oltre che, in certi casi, obbligatorio).

Cosa si intende per “incidente informatico”?

Un incidente informatico è qualsiasi evento accidentale o doloso che compromette la sicurezza di sistemi, reti o servizi digitali. Parliamo ad esempio di:

  • blocchi o rallentamenti dei sistemi aziendali;

  • perdita di accesso ai dati o compromissione della loro integrità;

  • furto di credenziali, dati dei clienti o riservate informazioni aziendali;

  • attacchi ransomware, phishing o malware.

Oggi questi eventi non sono più “imprevisti”: sono rischi reali e ricorrenti, che vanno affrontati con prontezza, metodo e responsabilità.

Chi deve notificare e quando

La normativa italiana (in particolare la Legge 90/2024 e i regolamenti collegati) distingue tra soggetti obbligati alla notifica e soggetti che possono farlo in modo volontario.

Le PMI che non operano in settori critici (energia, sanità, trasporti, ecc.) non sono obbligate per legge a notificare un incidente al CSIRT Italia (Computer Security Incident Response Team), ma possono farlo su base volontaria.

Perché allora dovresti preoccuparti?

Perché notificare un incidente anche se non è obbligatorio?

Ecco alcuni motivi concreti per cui conviene segnalare un incidente al CSIRT:

  • Ricevere supporto tecnico diretto da esperti nazionali, anche in loco, per gestire la crisi in tempi rapidi;

  • Accedere a una rete di intelligence condivisa, che può segnalare attacchi simili in corso in altre aziende;

  • Contribuire alla sicurezza del Paese, aiutando a mappare e contenere le minacce in tempo reale;

  • Aumentare la reputazione aziendale, dimostrando responsabilità e capacità di risposta;

  • Favorire una cultura della prevenzione, migliorando le difese informatiche aziendali.

Inoltre, segnalare un attacco permette di avere un alleato istituzionale, anche nel caso in cui sia necessario rivolgersi alle forze dell’ordine o tutelarsi legalmente.

Come si effettua la notifica al CSIRT Italia

La procedura è semplice e completamente online. Basta collegarsi al sito ufficiale del CSIRT Italia e compilare un modulo con le informazioni essenziali, tra cui:

  • data e ora dell’incidente;

  • sistemi impattati;

  • natura dell’attacco (es. ransomware, phishing, ecc.);

  • misure già intraprese;

  • eventuali prove raccolte (file sospetti, messaggi, log, ecc.).

Il modulo si trova qui: www.csirt.gov.it/segnalazione

Anche chi non è obbligato può usare questo strumento per segnalare attacchi informatici.

La notifica non basta: serve prevenzione

Notificare un incidente è importante, ma non sostituisce le misure preventive che ogni azienda dovrebbe adottare. Per questo, CYBERTO affianca le PMI italiane nella costruzione di sistemi di difesa su misura, semplici da gestire e proporzionati ai reali rischi.

Interveniamo prima che un incidente accada, ma siamo anche al fianco dei clienti quando serve reagire in fretta.

In sintesi: agisci ora, non dopo

Anche se non sei obbligato per legge, notificare un incidente cyber può fare la differenza tra un problema circoscritto e un disastro operativo. La sicurezza informatica non è più un lusso o un optional: è parte integrante della sostenibilità e continuità del tuo business.

Se vuoi approfondire il ruolo del CSIRT Italia e la normativa attuale, ti consigliamo di consultare direttamente il sito dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.

Hai bisogno di capire se sei pronto a fronteggiare un incidente?

Contattaci su www.cyberto.it – siamo qui per aiutare le PMI italiane a essere più sicure, ogni giorno.

Illustrazione di un attacco ransomware con blocco dei dati aziendali e richiesta di riscatto

Ransomware nel 2025: come proteggere la tua impresa

Ransomware nel 2025: come proteggere la tua impresa

Nel panorama digitale del 2025, il ransomware rappresenta una delle minacce più gravi per le piccole e medie imprese italiane. Negli ultimi anni, queste aziende sono diventate il bersaglio preferito dei cybercriminali, grazie alla loro minore preparazione in ambito cybersicurezza rispetto alle grandi organizzazioni.

Ma come si è evoluto il ransomware? Quali nuove tecniche stanno emergendo e, soprattutto, come può un’impresa difendersi efficacemente?

In questo articolo, faremo chiarezza su queste domande con un linguaggio semplice e diretto, adatto a chi non ha una formazione tecnica.


Cos’è il ransomware?

Il ransomware è un tipo di software malevolo che, una volta installato su un dispositivo o in una rete, blocca l’accesso ai dati della vittima e richiede un riscatto (in inglese, “ransom”) per sbloccarli. Questo tipo di attacco può fermare completamente le attività aziendali, causando perdite economiche e danni alla reputazione.


Le nuove tecniche di attacco nel 2025

Nel 2025, i cybercriminali stanno utilizzando metodi sempre più sofisticati per aggirare le difese e colpire le PMI. Ecco le principali novità:

1. Attacchi multi-fase

Non si tratta più solo di un semplice virus. Gli attacchi ransomware moderni prevedono più fasi, tra cui l’infiltrazione silenziosa, l’analisi della rete e il blocco progressivo dei sistemi. In questo modo, gli hacker possono colpire nel momento più critico per l’azienda.

2. Estorsione doppia (double extortion)

Oltre a criptare i dati, i criminali minacciano di pubblicare le informazioni riservate online se il riscatto non viene pagato. Questo metodo mira a fare leva sulla paura di perdere la fiducia dei clienti e dei partner commerciali.

3. Attacchi tramite intelligenza artificiale

I nuovi ransomware sfruttano l’intelligenza artificiale per adattarsi ai sistemi che attaccano, eludendo i controlli tradizionali e migliorando le proprie capacità di mimetismo.

4. Phishing mirato (spear phishing)

I messaggi di posta elettronica fraudolenti sono sempre più personalizzati, scritti in modo convincente e difficili da distinguere da comunicazioni autentiche. Un solo clic può essere fatale.


Perché le PMI sono nel mirino

Molti imprenditori credono che le proprie aziende siano troppo piccole per interessare i cybercriminali. Niente di più sbagliato. Le PMI sono percepite come “anelli deboli”, spesso prive di un reparto IT dedicato o di strumenti di difesa aggiornati. Questo le rende un bersaglio facile e redditizio.

Secondo un recente rapporto dell’Agenzia dell’Unione europea per la cybersicurezza (ENISA), le PMI rappresentano uno degli obiettivi principali per gli attacchi ransomware in Europa.


Come difendersi dal ransomware

Anche senza conoscenze tecniche avanzate, ci sono alcune azioni concrete che ogni imprenditore può mettere in atto per proteggere la propria azienda.

1. Backup regolari

Mantenere una copia dei dati aziendali aggiornata, sicura e separata dalla rete principale è la prima linea di difesa. In caso di attacco, sarà possibile ripristinare le informazioni senza cedere al ricatto.

2. Aggiornamenti e patch

Assicurarsi che tutti i software, sistemi operativi e dispositivi siano costantemente aggiornati per correggere le vulnerabilità conosciute.

3. Formazione del personale

La maggior parte degli attacchi inizia con un’azione umana: un clic su un link sospetto, l’apertura di un allegato pericoloso. Per questo è fondamentale educare i dipendenti a riconoscere le minacce più comuni.

4. Antivirus e firewall avanzati

Investire in strumenti di cybersicurezza professionali è una scelta obbligata, non un lusso. Esistono soluzioni accessibili anche alle PMI, pensate per offrire protezione su misura.

5. Piano di risposta agli incidenti

Avere un piano chiaro e testato su come reagire in caso di attacco è fondamentale. Il tempo è un fattore critico: intervenire rapidamente può fare la differenza tra un disagio e un disastro.


CYBERTO al fianco delle PMI italiane

CYBERTO è nata per offrire alle piccole e medie imprese italiane soluzioni concrete di protezione informatica, pensate per essere efficaci, accessibili e facilmente comprensibili.

Crediamo che la sicurezza digitale non debba essere un privilegio, ma un diritto per ogni impresa. Con approcci personalizzati e tecnologie all’avanguardia, supportiamo i nostri clienti nella difesa contro le minacce più attuali, come il ransomware.


Conclusione

Il ransomware nel 2025 è più evoluto, più pericoloso e più mirato. Ma questo non significa che le piccole e medie imprese siano destinate a soccombere. Al contrario, con una strategia di cybersicurezza ben strutturata, è possibile prevenire i rischi e garantire la continuità del business.

La protezione parte dalla consapevolezza. Il momento di agire è ora.

Contattaci per maggiori informazioni e per ricevere una consulenza personalizzata